Il 20 aprile 1999 uno dei più sanguinosi episodi di massacro scolastico nella storia degli Usa. Eric Harris, 18 anni, e Dylan Klebold, 17, uccisero 12 compagni di scuola e un insegnante.
Il 20 aprile 1999, esattamente 25 anni fa, Eric Harris e Dylan Klebold entrarono nella scuola superiore Columbine di Littleton, una città nei sobborghi di Denver, in Colorado – e cominciarono a sparare contro i loro compagni e professori. Uccisero 13 persone e ne ferirono 24, poi si suicidarono. Fu una delle più gravi stragi in una scuola nella storia degli Stati Uniti. La strage di Columbine diventò un simbolo al centro della discussione sull’uso e il controllo delle armi negli Stati Uniti.
Tutte le persone morte nella strage vennero uccise all’interno della scuola: 12 studenti e un insegnante. Eric Harris e Dylan Klebold arrivarono la mattina a scuola dopo aver posizionato una piccola bomba in un campo vicino, con lo scopo di distrarre il personale addetto alla sicurezza. La bomba esplose alle 11.14. Subito dopo l’esplosione, alle 11:19, Harris gridò: «Via! Via!». I due estrassero le armi da sotto i loro impermeabili di pelle e cominciarono a sparare.
Non è chiaro chi dei due sparò per primo. La prima persona uccisa, colpita da entrambi, fu Rachel Scott, una ragazza di 17 anni, seduta sull’erba poco lontano insieme a Richard Castaldo, 17 anni, che fu ucciso per secondo. Dopo aver sparato Harris si tolse l’impermeabile e cominciò a scendere una scala poco distante. Sparò a tre ragazzi che stavano salendo, ferendoli tutti e tre. Intorno alle 11:21 Klebold e Harris cominciarono a sparare agli studenti vicini al campo di calcio, ma li mancarono.
Pochi istanti dopo, Brian Anderson, un ragazzo di 16 anni, uscì da una porta verso i due. Voleva dire loro di smetterla: pensava che stessero girando un film oppure facendo uno scherzo. Klebold gli sparò, colpendo i vetri della porta e ferendolo con le schegge. In quel momento li raggiunse un vicesceriffo della contea che cominciò a sparare verso i due, permettendo ad Anderson di rifugiarsi nella biblioteca.
Harris sparò un totale di dieci colpi contro il vicesceriffo, che si riparò dietro la macchina chiedendo aiuto per radio. Quando Harris finì i colpi tornò dentro la scuola insieme a Klebold. Quasi subito si trovarono davanti Sanders, l’allenatore che aveva evacuato la caffetteria e che ora stava cercando di fare lo stesso con la biblioteca. Lo colpirono alla schiena e al collo, uccidendolo.
Alle 11:25, 56 persone erano nascoste sotto i banchi e dietro le librerie della sala. Quando entrarono, Harris gridò «Tutti in piedi!», così forte che venne registrato nella chiamata al 911 che stava facendo uno degli studenti. Poi uno dei due gridò «Tutti quelli con i cappelli bianchi in piedi! Ve la faremo pagare per la merda che ci avete fatto subire per quattro anni!». Alla scuola di Columbine portare un cappello bianco era il segno di appartenenza a una delle squadre sportive scolastiche. Dato che nessuno rispondeva, Harris gridò: «Cominceremo a sparare comunque!». Klebold e Harris uscirono dalla biblioteca alle 11:42.
Alle 12:02, dopo aver girato per la scuola per circa venti minuti, senza sparare a nessuno, furono ripresi dalle telecamere di sorveglianza mentre ritornavano nella caffetteria. Una ragazza che si era chiusa in uno sgabuzzino li udì gridare insieme: «Tre, due, uno!». Poi udì due spari: Klebold e Harris si erano suicidati. Klebold si sparò un colpo alla tempia sinistra, Harris si sparò in bocca con il suo fucile da caccia. Il massacro era durato 23 minuti, di cui 17 nella biblioteca.
Rachel Scott: la prima vittima della strage.
Rachel Scott, stava pranzando con una coetanea nel giardino della scuola, quando Eric Harris le ha sparato quattro colpi a distanza ravvicinata. Inizialmente colpita al petto, braccio sinistro, e la gamba sinistra, una quarta e fatale ferita alla tempia sinistra. Il corpo di Rachel è stato lasciato fuori dove è morta e non è stato recuperato dal medico legale fino al mattino seguente.
Fu solo nella tarda mattinata seguente, il 21 aprile, che al medico legale fu permesso di spostare i corpi di Rachel Scott e Daniel Rohrbough nella scuola da dove giacevano all’esterno.
Rachel Scott: familiari e amici fondano l’associazione.
Rachel’s Challenge è questo il nome dell’organizzazione senza scopo di lucro che lavora per ridurre la violenzae il bullismo nelle scuole. Darrell Scott, il padre di Rachel, ha fondato Rachel’s Challenge e tuttora sta guidando con la moglie Sandy l’organizzazione, per perpetuare l’esempio di sua figlia. Il programma Rachel’s Challenge prevede utilizzando riprese video del massacro della Columbine High School e delle sue conseguenze, combinate con disegni e scritti di Rachel Scott, in una campagna per sedare la violenza scolastica , il bullismo , e suicidio adolescenziale. A partire dal 2009, Rachel’s Challenge ha sviluppato un team di 30 relatori che si rivolgono ai giovani nelle scuole e nelle università di tutto il mondo sull’esempio di Rachel.
Il Gruppo ETAV ricorda Rachel Scott e tutte le vittime del massacro.
Claudio Greggio presidente del Gruppo ETAV, in questa giornata del 20 aprile desidera a nome di tutta l’associazione ricordare Rachel e tutte le vittime del massacro avvenuto 25 anni fa nella scuola superiore Columbine High School e lancia un appello al governo degli Stati Uniti affinchè si elimini la vendita e ne venga vietato l’uso di armi da fuoco ai teenager.